Il respiro gelido del grecale stava tormentando la valle ai piedi delle Vette Funeste da quasi una settimana ormai. Non nevicava da tempo su quel fianco di montagna, ma la tempesta gelida che persisteva da giorni portava con sé una miriade di minuscoli frammenti di neve perenne raschiata per tutta la   lunghezza delle Vette.
     Nessun temerario provava a sfidare i proiettili ghiacciati che svolazzavano da ogni dove. Sempre da una settimana, non si vedeva anima viva girare per la valle, né uomo, né bestia. I più prudenti erano scesi al sud oltre la Valle di Drin in tempo. Gli altri si erano segregati nelle torri sperando che provviste, legna e combustibile bastassero per arrivare almeno alle prime albe primaverili.
    Nik stava in piedi a fianco al letto tenendo in braccio il fagotto sporco in parte di sangue.   "È nato? “Il medico butto a casaccio su una poltrona il pesante capotto e la borsa nera. Si avvicinò al neonato, ma Nik indietreggiò.
   “C’è n’è un altro.
   “Che cosa?”
    Kajan si girò verso la donna. Aveva le sonde ancora attaccate ed era immersa in una pozza di sangue. Spingeva e si aggrappava con le mani sudate alle lenzuola emettendo dei lamenti soffocati.
   “Dove mi posso lavare?”
   “Quella è la porta del bagno”, il giovane uomo indicò con la testa la piccola porta arcuata. “Faccia presto.”
   “Tenga d’occhio entrambi. Ci metto un secondo”.
   Corse veloce a lavarsi le mani, e in un attimo era già di ritorno.
   “Ervar,hai fatto un ottimo lavoro,credimi”,disse alla giovane togliendole le sonde dal pancione. “Pochi minuti ancora e anche l’altro piccolo ti lascerà in pace…almeno per un po’.Per esperienza so bene che una volta diventato genitore, la pace finisce”, li sorrise.
    La donna annui continuando a mordersi il labbro.Kajan sistemò meglio gli occhiali con leggera montatura nera, e iniziò a tastare il pancione. Il piccolo era sceso parecchio e la pancia si stava appiattendo a vista d’occhio.
   “Un altro sforzo come quello di prima e sarà fuori”.
   “Non posso…Ci sto provando, ma non riesco a spingere di più. Mi aiuti, la prego!”
    La donna, con il volto e il petto rosso continuò divincolandosi a spingere. Non avene nulla. Riprese un ampio respiro e spinse ancora e ancora.
    “Ervar, ascoltami. Sei stata bravissima con il primo e hai fatto tutto da sola. Spingi con il bacino non con la testa. Se continui così ti scoppierà qualche vena non aiutando comunque il piccolo a uscire. Da brava, con il bacino”.
   Lei annuì. Si sollevò quasi da seduta sul letto e sbuffando tutta rossa ormai, spinse forte quasi piegandosi in avanti. Lo sforzo durò per quasi un minuto o più, ma del piccolo nessuna traccia. La giovane cade all’indietro quasi senza fiato.
   “La testa e quasi fuori. Ti prego, un altro sforzo ed è fatta”.
    “Non ci riesco, mi creda. Ci sto provando ma non ho più forze”.
   “Ascoltami! Se non esce a breve, soffocherà. Spingi un'altra volta e sarà subito finito tutto.”
   La donna quasi non si mosse. Stringeva e tirava con rabbia il lenzuolo sui fianchi, mordendo a più non posso il labbro inferiore.
    “Kajan,faccia qualcosa!”Nik si appoggiò sul letto con ancora tra le braccia il neonato. “Moriranno.”
   Il medico si avvicino a lei. Le tenne ferma la testa e forzandolo con il pollice, le aprì la palpebra destra. Un grumo di sangue si stava espandendo partendo dall’iride.
   “Continua a spingere con la testa. Non capisco come ha fatto a partorire il primo cosi in fretta in queste condizioni e non essersi fatta venire un embolo. “Si strofinò nervosamente la barba nera e i baffetti all’insù. Aiutami a spostarla.”
    Nik appoggiò delicatamente il neonato in mezzo ai cuscini vicino alla testiera del letto. Lo coprì piano con la copertina che lo avvolgeva e si avvicinò alla moglie. “Come posso aiutala? ”chiese a Kajan.
   “Mi aiuti a sollevarla, qui, vicino ai piedi del letto.”
   Il dottore si guardò intorno per un attimo mentre spostavano il corpo quasi inerme della donna. Cercava con lo sguardo qualcosa, e sembrò di lì a poco averlo trovato. La sistemò lungo la bassa lastra di legno lavorato, e si allontanò per un istante.
   “Salga sul letto”, disse a Nik,”e afferri forte questo, più forte che può”, continuò lanciandole il nastro spesso e lungo appena staccato dalla vicina tenda. Il giovane ubbidì senza risparmiare lo sguardo stranito.
   “La tenga forte, in basso, sul letto”.
   Kajan prese l’altro capo e facendo il giro del letto, passò il pesante nastro sopra la pancia della donna.
    “Devo fare pressione sulla pancia per spingere il piccolo fuori il prima possibile. Per quanto sentirà tirare,non molli la presa”.
    Nik fece di sì con la testa.
   “Vai Ervar!”Kajan tirò con forza il nastro sul corpo della ragazza, quasi appendendosi nel vuoto ai piedi del letto. “Spingi più che puoi! Ancora! ...Vai! Vai!...”
    La donna sollevò velocemente la testa e dopo l’ennesimo sbuffo tutta rossa in volto, si lanciò dietro senza più muoversi.

 

   Un guaito si sollevò in tutta la torre seguito da quello dell’altro neonato che giaceva poco più distante.   “Ecco fatto! “disse Kajan sollevando il piccolo ancora attaccato alla madre. “È’ un maschietto”.
    Nik tirò un respiro profondo. Stringeva ancora appoggiato sul letto il nastro della tenda.
   “Ervar,ascolta il piccolo come si fa sentire. È’ più chiassoso della sorella mi sa…Ervar…”
   La giovane donna era ferma sul letto immersa nel suo stesso sangue senza nemmeno respirare.
   “Ervar!Ervar!”

   L’urlò del giovane si mescolò a quello dei neonati, ai battiti della tormenta sui vetri, ma nulla smosse il corpo della donna ricoperto di sudore e sangue…







                                                       



                                                                                  ...16 anni dopo...

   Delle trasparenti nubi di vapore si sollevavano ripetutamente verso la sommità della torre ,dissolvendosi quasi all'istante. Tutto era avvolto dall'oscurità e il silenzio.Nessuno si muoveva e quasi non si sentivano respirare.Da fuori ,il vento che soffiava tra le fessure della torre, portava soltanto delle grida incomprensibili e fischi alternati da raffiche di spari.Ad ogni colpo il blocco scuro al centro della sala si muoveva come preso dal singhiozzo. 
    Bamp!Bamp!...Babamp!...
   "Vovo!"gridò la più piccola delle figure sollevandosi di scatto.
   "Stai giù!"li urlò l'altra ombra dalla voce femminile.Ancora piegata ,trascinandosi con le ginocchia sul pavimento,l'afferrò per il braccino e lo portò a se. Mise l'altro braccio intorno all'altra figura e strinse anche lei.Sembravano di nuovo un unico blocco scuro come un attimo prima.
   "Vovo,chiama la mamma,ti prego!"
   "Ham,ti prego!Aiutami almeno tu!"sussurro la ragazza con la voce tremolante."Lui è piccolo e non capisce,ma almeno tu...Ti prego!"
   "Io vado a vedere che fanno."Il ragazzo si alzò e in pochi passi arrivò alla porta.
   La ragazza lo seguì a passo ,sempre ricurva,trascinando il piccolo con se.L'afferrò un attimo prima che mettesse la mano sulla maniglia,e portandolo con forza verso di lei,si appiccicarono alla parete affianco alla porta. 
   "Ham!Non-possiamo-aprire!"disse lei scandendo tra i denti ogni singola parola.
   
   Bamp!Bamp!Bamp!...Babamp!Babababamp!...Bamp!...
La ragazza strinse forte il piccolino.Con la mano tremolante tentò di raggiungere la testa del ragazzo che si era raggomitolato li affianco e se la teneva stretta tra i palmi.Nonostante l'aria gelata,il suo collo con i lunghi capelli legati,grondava sudore.
   Con uno slancio improvviso il ragazzo sollevò la testa allontanado la mano di lei e buttandosi sulla maniglia ancora una volta.
   "Ham,no!"La giovane lasciò andare il piccolo e afferrò anche lei la maniglia sovrastando le mani di lui.
   "Ham!Non dobbiamo aprire sa nessuno di loro ci chiama da fuori."
   "Vattene!"urlò il ragazzo prendendola per il braccio tentando di buttarla indietro.La ragazza non si mosse nemmeno di un centimetro provando a spingerlo a sua volta.
   "Non possiamo aprire!...Fermati!"
   La maniglia scivolò sotto le loro mani e una figura esile non particolarmente alta ,spalancò la porta facendoli cadere entrambi all'indietro.
   Dopo un primo istante di silenzio che seguì la caduta,il ragazzo si sollevò con un salto e gridando corse verso la figura in controluce.La ragazza invece si trascinò in fretta gattonando verso il piccolo,che prese a se rannicchiandosi su di lui dando le spalle alla porta.
   L'ombra fermò con il corpo il giovane che all'ultimo lo colpì di testa.
   "Ham,fermati!Grido abbracciandolo nel tentativo di immobilizzarlo "Sono io."
   "Mamma!"urlò il piccolo .Divincolandosi si liberò dalla stretta della ragazza e corse verso l'ombra che stringeva ancora Ham."Dov'è papà?"
   "Dentro,dentro tutti!Subito!!!"disse in fretta la donna spingendo all'interno della grande sala i ragazzi con una mano stringendo nell'altra un fucile d'assalto.
   "Dov'è papà?"chiese sta volta la ragazza dopo che il gruppetto si ricompose al centro della stanza."Sta bene?"
   "Si sta bene."La donna lasciò per terra l'arma.Si mise seduta a gambe incrociate sul tappeto ,e prese in grembo il piccolo che si è appallottolato subito appoggiando la testolina sul suo seno.Allungò la mano sinistra verso il ragazzo e lo avvicinò teneramente a se.Con la destra invece cercò nel semioscurità la mano della ragazza.Una volta trovata la strinse più che poteva.
   "Sei stata bravissima piccola mia.Lo siete stati tutti e tre,"disse strabuzzando gli occhi nel tentativo di distinguerli al buio."Tra un po' i Pehpa saranno qui e tutto finirà."
   "Ham non è stato bravo mamma,"bisbigliò il piccolo con il volto ancora nascosto sul seno della madre."Voleva scendere giù ma Vovo l'ha fermato."
   "Zitto tu ,mammone!"li urlò tra i denti il ragazzino allungando la mano verso il piccolo tirandoli un pizzico sull'esile braccio.
   "Mammina!Mi ha fatto male!"Il bambino si mise a piangere,prima piano,poi alzando gradualmente la voce singhiozzando. 
   "Zitto mammone che fai solo finta!"Il ragazzo allungò di nuovo la mano per pizzicarlo ancora.
   "Basta!Basta entrambi!"La donna fermò in tempo il ragazzino stringendoli per qualche istante il polso.Anche se quasi al buoi totale il ragazzo sentì il suo sguardo che lo puntava.Tirò indietro la mano e dopo un attimo di silenzio,appoggiò la testa sulla spalla della madre.Lei sospirò.Era inutile rimproverarli per i bisticci in un simile momento.Con la casa sotto assedio e solo in due a difenderla,si sentiva un minimo  fortunata ad avere dei figli cosi coraggiosi e duttili.
   Il piccolo nel frattempo aveva quasi smesso del tutto il pianto.La mano della madre che l'accarezza ritmicamente,si stava rivelando quasi soporifera. Per qualche istante calò di nuovo il silenzio ,finché  anche da fuori non si sentì nessun rumore,ne spari,ne urla.
   "Mamma!"La ragazza si alzò piano."Non si sentono più spari.Saranno arrivati i Pehpa."
   La donna sollevò il piccolo quasi addormentato dalle carezze lasciandolo piano sulle ginocchia del fratello.
   "No,"disse alzandosi anche lei."Si sarebbero sentiti molti di più se fossero già qui."
   Rimasero per un istante in silenzio entrambe con le orecchie pronte a recepire il più flebile rumore proveniente dall'esterno.
   "Elvira,"rupe il silenzio la donna.
   "Si mamma!"
   "Vado a vedere perché tuo padre non risponde al fuoco...e perché non ci sparano nemeno loro."
   "Mamma,andiamo insieme."
   "No!"La madre la tenne ferma."No,resta qui e bada ai tuoi fratelli.Se papà e io non torniamo per un bel po' o se sentite voci estranee per le scale,andate tutti nello stanzino.Non aspettate all'ultimo."
   "Mamma!"
   "Nello stanzino,tutti!"
   La donna riprese il fucile dal pavimento.Diede un bacio a ciascuno dei ragazzi e si si diresse verso la porta.
   "Elvira."
   "Si mamma."
   "Qualsiasi cosa succeda,prenditi cura dei tuoi fratelli."
   "Si mamma,"rispose la ragazza con la voce rotta un attimo prima che la porta si chiudesse alle spalle della donna lasciando i tre di nuovo al buio.


   La donna scese i gradini velocemente,saltando quasi più che correndo.Ad ogni passo il legno sotto i suoi piedi rintonava  per tutta la tromba delle scale.Con pochi salti raggiunse il piano inferiore affrettandosi verso la feritoia all'angolo della torre dove aveva lasciato il marito poco tempo fa.Dal momento che insieme alla figlia notarono il silenzio improvviso ,e per tutto il percorso delle scale e lo stretto corridoio,nella sua mente si erano palesati una marea di scenari cupi. Si aspettava di trovare di li a poco il corpo del suo amato in una pozza di sangue,morente a causa  di quell'unico maledetto proiettile scivolato nella stretta feritoia grazie al diavolo in persona.O peggio.Oltre il marito ferito mortalmente ,si vedeva già arrivarle incontro sulle scale la mandria di bestie che da giorni assediavano la loro torre.Una volta presa la torre se lei e Nik fossero morti per difenderla,per i ragazzi sarebbe stata la fine certa.
   Per poco non urlò di gioia quando alla fine di quel corridoio all'angolo che dava sulla valle,vide il marito in piedi a scrutare fuori dall'apertura stretta.Le si avvicinò correndo con il primo intento di abbracciarlo,fermandosi però di colpo notando l'espressione cupa del suo volto.
   "Cosa succede?Perché si sono fermati?"
   L'uomo deglutì vistosamente.Faceva freddo quel giorno,particolarmente freddo,eppure dei goccioloni di sudore li scendevano dalla fronte alta lungo le basette fino a perdersi uno dopo l'altro tra la barba paglierina.
   "Nik,che succede?"
   La donna appoggiò l'arma in piedi sulla parete.Le toccò piano il braccio steso verso la piccola fessura tra le pietre.L'uomo non si mosse.Continuò a fissare davanti a lui.
   Lei si avvicinò e mettendosi sulle punta dei piedi sbirciò fuori tentando di capire cosa succedeva.
   In lontananza,un gruppetto compatto di persone sembrava confabulare qualcosa.Sapeva bene che non era solo quella manciata di uomini ad averli tenuti occupati e sotto attacco da quasi una settimana.Le rocce a pochi metri dalla torre nascondevano cecchini pronti ad aprire fuoco in qualsiasi istante.In quel momento pero tacevano senza nessun motivo apparente.Stanchi dal lungo assedio,con poche ore di sonno rubate a turno tra gli spari continui e con le munizioni sempre più scarse,l'unico motivo che li faceva andare avanti ,era quello di far sopravvivere i ragazzi almeno fino all'arrivo dei Pehpa. Giungere dal sud ci sarebbe voluto al massimo una giornata in altri tempi.Con il paese controllato in gran parte da "loro" invece,i Pehpa ci stavano mettendo quasi una settimana per raggiungerli,sempre se mai li raggiungessero. 
   "Che succede?Perché avranno smesso?"
   "Non lo so",rispose con la voce profonda l'uomo."Non so cosa hanno in mente,ma stano cosi da almeno un quarto d'ora.Prima,mentre ancora sparavo,ho visto di sfuggita avvicinarsi al loro campo una jeep.Di colpo hanno smesso di sparare."
   "Avranno chiamato rinforzi?"chiese lei continuando a guardare fuori.
   "Speriamo di no,altrimenti saremmo morti entro l'alba".
   L'uomo tiro forte l'aria gelata con il naso.Non aveva staccato gli occhi dal campo oltre la valle per un istante.Il bianco della neve perenne sulle montagne circostanti iniziava a confondere i contorni con la debole luce del giorno che ancora doveva iniziare.Anche i suoi occhi chiari come il ghiaccio di quelle vette riflettevano i primi bagliori dell'alba.Sembravano gli unici scintilii in mezzo all'oscurità che ancora avvolgeva la torre.
   "Damastion!!!"
   Entrambi sentirono un brivido attraversarli contemporaneamente.
   "Daaamaaastion!",si ripeté l'urlo rimbombando tra le vette."Lo so che mi senti,che mi osservi."
   "Cosa vorrà?"
   "Non ne ho idea,"rispose piano l'uomo.
   "Lo so che sei la dietro",continuò la voce in lontananza."Ti nascondi nella tua casetta calda calda,a riordinare le tue munizioni con alle spalle  i tuoi scogli,le montagne ripide che non si fanno scalare e che a quanto pare stanno dalla tua parte.Bene,bene.Sembra che i monti ti proteggono.Bene,bene.Buon per te!
   E a noi poveracci non ci pensi?Siamo qui,da una settimana esposti al freddo,al gelooo!!!Nessuno ci protegge,nessuno pensa a noi.Anche la natura ci è contro..."
   "Razza di bestia!"mormorò tra i denti la donna.Il marito invece,lì affianco a lei,alto come le montagne intorno a loro,non fiatò.Continuava a fissare davanti a lui.La luce fuori si faceva più chiara e nelle retrovie del gruppo in lontananza,aveva notato del movimento.
   "Damastion,"si sentì ancora la voce."Perché non scendi per un po'?Ci veniamo incontro,a metà strada.Che ne dici?...E parliamo da gentiluomini..."
   "E chi sarebbe l'altro gentiluomo?"tuonò tra le mura di pietra la voce di Nik."Fuori da questa torre io non vedo nessuno."
   Seguì il silenzio.Per parecchi istanti si sentì solo il vento che dalla valle saliva le vette.Poi una risata isterica ma potente,echeggiò intorno.
   "Hahaha!Hahaha!"
   "Si dia il caso amico mio,che c'è un edito reale,con un bel sigillo in fondo,che dice proprio questo:ebbene si,sono un gentiluomo.So già che lo stesso,con il tuo nome sopra ,è appeso da qualche parte nella tua torre,magari nella stanza del fuoco,per essere ammirato dai tuoi cari ospiti e dai tuoi eredi.
   A proposito di eredi.Damastion!Per caso ti manca qualche figlio?Che so,il primogenito?"
   La donna spinse via il marito e tento nervosamente  di distinguere il più possibile .Il giorno era uscito ormai,ma la lontananza non aiutava comunque a rendere più chiara la vista sul campo.
   "Non può essere",bisbigliò lei."Non è con loro.Sta con mio fratello.Non è lui.Nik,non è lui."
   L'uomo piegato sul pavimento,cercava invece qualcosa tra le borse con munizioni.Prese una piccola scatoletta  da una di esse e aprendola nervosamente con le mani tremanti,tirò fuori un binocolo.Si precipitò alla feritoia affianco puntando il visore sul campo.Il suo respiro si fece di nuovo pesante e accelerato. Con gli occhi annebbiati cercava di distinguere le figure in lontananza.
   Erano tutti armati,alcuni in divisa e altri con semplici abiti civili e pesanti giacche imbottite degne del freddo delle vette.In piedi davanti a tutti stava un uomo alto con dei corti baffi scuri e la barba poco curata che testimoniava la lunga attesa dell'assedio.Indossava un pesante capotto e a differenza di coloro che lo circondavano,non portava nessun arma.L'uomo si voltò un paio di volte per parlare con il suo seguito,e dopo un breve via vai nelle retrovie,dalla macchina alle loro spalle Nik vide scendere qualcuno.
   "Nik,che succede?"La donna sempre più agitata ,quasi si arrampicò per poter distinguere le figure attraverso la feritoia."Chi c'è con loro?...Non è lui,vero?"
   Il marito deglutì senza emettere nessun altro suono.
   La persona scesa dalla macchina era scortata da quattro uomini armati in divisa.Il gruppetto si fece avanti lentamente con passo deciso ,spintonando di continuo la figura incappucciata al centro.Giunto vicino all'uomo con i baffi corti,il gruppo si fermò.
   L'uomo trascinò vicino a lui la persona scortata ,abbassandole il cappuccio senza troppa cura.
   Nik impallidì all'istante.
   "Chi è Nik?E' lui?...Nik!"
   La donna le strappò di mano il binocolo.Lui non reagì .Presa da un tremore incontrollabile,lei lo puntò nella direzione che stava osservando il marito un attimo prima.
   A fianco all'uomo con i baffi,c'era un ragazzo piuttosto alto,dai capelli mossi biondo cenere,con mani legate in avanti e lo sguardo basso a fissare la neve sotto i suoi piedi.
   "No!No!No!"Lei impallidì come il marito poco prima.Iniziò a respirare pesantemente dal naso finché ad un certo punto visibilmente in panico,cominciò a boccheggiare e a tirare via gli abiti dal collo come se li mancasse l'aria.
   L'uomo la prese tra le braccia e la strinse a lui tenendole la testa.
   "Tranquilla!Stai tranquilla amore mio!Non li faranno niente",disse accarezzandole i capelli corvini.
   "Se...se...se...",lei tentò di respirare profondamente tirando ancora di più il colletto ."Se...se l'hanno...cambiato..."
   "No,no,no!Tranquilla."L'uomo le prese il volto con le mani."Ascoltami amore mio.Non lo toccheranno.Vogliono solo me.Sanno benissimo che non mi arrenderei mai se anche a uno di voi succedesse qualcosa.Il ragazzo sta bene,vedrai."

   "Damaaastiooon!"
   Nik lasciò il viso della moglie e riprese il binocolo.L'uomo con i baffi,con un braccio sulla spalla del ragazzo,faceva segno per aria con l'altro braccio in direzione della torre come per salutare.
   "Damastion!...Lo riconosci il giovanotto?"
Sai?Mi è stato detto da chi l'ha trovato che si stava preparando a lasciarci.Si preparava a partire per la Corea.Non volevo crederci.Insomma!Un futuro capo casato,un ometto cosi importante non poteva mica lasciare  il nostro amato paese."No!" ho detto al mio uomo,il signore di Damastion non ricoprirebbe mai il suo bel nome con un simile onta.Non è un traditore.E' un fedele suddito del re..."
   "Quale re?",echeggiò la voce di Nik su tutta la valle."Il fantoccio decomposto vorrai dire.L'usurpatore che ha banchettato con le spoglie del vero re.
   Oh tu povero voltagabbana!Che ne sai tu dell'onore o della vergogna?Che ne sai della fedeltà,tu,che il tradimento ti nutre da tante di quelle generazioni?
   Lascia stare il ragazzo e vediamocela tra di noi."
   "E' qui che ti volevo!"rispose l'altro sorridendo."Capirai spero la mia posizione.Se ti ridò ora tuo figlio,se lo lascio entrare quatto quatto nella torre,poi a me non resta niente.Chi mi assicura poi che verrai fuori da li e ti arrenderai a me?"
   "Se mi ritieni ancora un gentiluomo come poco fa,la mia parola dovrebbe bastarti ,"rispose Nik ormai rosso in volto."Lascia che Sam raggiunga la torre.Dammi la parola che appena sarò nel vostro campo ritirerai  tutti gli uomini qui intorno e che lascerete immediatamente in pace la mia famiglia appena mi arrenderò".
   "Nik,no!"bisbigliò la donna."Non puoi andare con loro."
   "Hanno Sam,"le rispose l'uomo."Non abbiamo altra scelta".
   "Non si ritireranno,lo sai,"continuò lei."Vi uccideranno entrambi sul posto e poi subito dopo entreranno qui a finirci tutti".
   "Cosa succede?Cosa c'entra Sam?"
   Marito e moglie si voltarono insieme.La ragazza stava in piedi davanti a loro.N'on l'avevano neanche sentita arrivare.Il suo sguardo saltava da un volto all'altro come se cercasse di leggerli.
   "Dov'è Sam?"chiese la ragazza."Perché l'avete nominato?Perché pensate a lui?"
   Ervar afferrò il braccio del marito e stringendolo forte nascose il volto su di lui.
   "Mamma!"
   La donna indietreggiò .Nik le avvolse la testa abbracciandola dando di poco le spalle alla figlia.
   "Mamma.E' peggio se mi eviti,E' inutile".La ragazza fece pochi passi verso di loro."Papà,sta con loro,è cosi?"
   L'uomo annui soltanto.
   "E ora che si fa?"chiese lei fissandoli con gli occhi che iniziavano a inumidirsi,grandi e scuri come quelli della madre.
   "Vado a prenderlo",disse l'uomo con la voce rotta.
   La moglie li strinse ancora di più il braccio fissandolo negli occhi senza dire niente.Nik la avvicinò a se e sospirando profondamente,continuò:"Entrambi sapevamo che sarebbe potuto succedere qualcosa di simile,sarebbe potuto arrivare questo momento.Non ho fatto tutto questo solo per le mie convinzioni e il mio orgoglio ,e nemmeno per salvarmi la vita.Sapevamo già che se gli aiuti non fossero giunti in tempo,avrei barattato la mia vita per la vostra.Abbiamo sperato entrambi  che i tuoi fratelli sarebbero riusciti in tempo a tirare almeno Sam fuori da questo schifo.Cosi non è stato.A Memi sarà di sicuro capitato qualcosa se non è riuscito a proteggerlo,e dalla Corea non ci sono notizie da mesi ormai. Potrebbero essere tutti morti..."
   "Si,ma i Pehpa arriveranno presto."
   "Potrebbero non arrivare mai,"la interruppe lui."Non sapiamo nemmeno se hanno ricevuto il messaggio.Ho fatto tutto questo per tenervi al sicuro.Se mi consegno,vi lasceranno tranquilli."
   La donna scosse la testa più e più volte come per negare.Piangeva senza voce per non farsi sentire dai bambini al piano superiore.
   "Papà,"disse la ragazza,"andrò io a prenderlo."
   "No!"rispose in modo secco il padre.Senza volerlo aveva alzato la voce.Insieme al suo rimbombo,si sentirono dei passi provenire da sopra.
   "A me non faranno nulla,"continuò la ragazza."Andrò io."
   "No!"ripeté l'uomo."Ci andrò io."
   "Dove va papà?"
   Tutti e tre si voltarono verso le scale.I due piccoli presi per mano aspettavano fermi sull'ultimo gradino.
   "C'è Sam la fuori,"disse Nik lasciando per un istante la moglie avvicinandosi ai ragazzi."Papà va da loro per prenderlo e riportarlo di nuovo a casa."
   "Ma poi torni,vero papà?"chiese il più piccolo.
   Nik sorrise al bambino annuendo.Avvicinò al petto le loro testoline e baciò a turno i capelli corvini.Il ragazzo alzò la testa cercando il suo sguardo.Lo fisso per un attimo e poi subito si rifugiò di nuovo sul suo petto.Probabilmente aveva già capito che era un saluto.
   Stessero cosi qualche istante.
   "Damastiooooon!"si senti di nuovo l'urlo da fuori."Cos'hai deciso?"
   Nik baciò ancora una volta i ragazzi.
   "Andate su,"le disse con la voce decisa."Andate nello stanzino e non uscite per nessun motivo.Tra un attimo verranno anche Elvira e mamma.Su,su!"
   Una volta che i piedini sparirono nella semioscurità della scala e si sentì la porta chiudersi, l'uomo si voltò verso le due donne.
   "Mammina,"disse alla figlia,"vai un po' a prendermi il cappotto per piacere."
   La ragazza lo scrutò per un istante e poi con passi leggeri indietreggio verso il lato opposto del corridoio.
   "Qualsiasi cosa succederà ,"si rivolse alla moglie una volta rimasti soli,"non darti nessuna colpa.Doveva andare cosi e non me ne pento assolutamente.Hai quattro ragazzi a cui badare e beni sufficienti per tanto,tantissimo tempo.Non vi mancherà nulla,ne qui ne altrove.Volevo dirti proprio questo:se vedi che le cose peggiorano,partite tutti.Non può essere cosi ovunque.L'importante è che siate al sicuro.Ho la tua parola che non interverrai,giusto?"
    La donna tutto il tempo l'aveva fissato in silenzio,piangendo piano.Scosse nervosamente la testa come per liberarsi delle lacrime più che per rispondere.L'uomo l'avvicinò a se,la strinse forte e sollevandole un po' il mento la bacio teneramente.
   "Hai le labbra salate,"le sussurro.
   Lei quasi squitto piangendo.Si sollevò sulle punta dei piedi per ricambiare il bacio.Le accarezzo piano la fronte ricoperta dal sudore ghiacciato ,fece scivolare la mano sulla barba e si fermo al petto.In un istante si era liberata delle lacrime.
   "Mi dispiace tanto amore mio.Perdonami per tutto quanto!"
   "Ti ripeto che la colpa non è tua.E' stata una mia scelta,lo sono state tutte.Non me ne pento comunque finisca tutta questa faccenda.Questi ultimi diciott'anni  sono stati la parte migliore della mia vita,solo grazie a te e ai ragazzi.Anche se avrei tanto voluto vederli crescere e continuare ad aiutarli ancora,me ne andrò tranquillo sapendoti qui,al sicuro a badare a loro ,e loro a te..."
   "Daaamaaastion!"si sentì di nuovo l'urlo da lontano.
   Nik la allontanò piano.
   "Elvira!"
   "Sono qui papà."La ragazza attraversò la semioscurità e fissandolo dritto negli occhi ,le porse un pesante cappotto di lana nera.
   "Vieni qui mammina."Nik l'abbracciò forte per qualche secondo e infine le baciò i capelli scuri come aveva fatto con i maschietti poco fa.
   "Cuore mio!Ho preso questa strada per te,per Sam e i due gattini la sopra.Non me ne andrei comunque se non avessi piena fiducia che voi quattro sarete dei bambini bravi e saggi,che non causerete dei guai o preoccupazioni alla mamma.Ti chiedo solo di impegnarti per fare ogni cosa al meglio,sempre,per essere d'esempio per i tuoi fratelli.
   So che queste cose te le ho dette tantissime volte in passato ed è inutile ribadirle.Volevo soltanto dirti che ti voglio bene,sei la mia anima,mia madre,mia figlia,mia sorella.Che Dio sia con te in ogni decisione che dovrai prendere!Abbi sempre cura della mamma!"
   La figlia mandò giù un grumo di saliva,ma non fiatò.
   "Non dovrai preoccuparti di nulla papà,"disse soltanto.Prese le sue mani del padre nelle sue,chinò di poco il capo e le baciò piano."Finché sarò viva la mamma sarà al sicuro,e lo stesso vale per i miei fratelli.Sei il miglior padre che avrei mai potuto avere.Ti devo la vita.Se mai riuscirò a fare qualcosa di decente in futuro sarà solo merito tuo."